mercoledì 14 maggio 2008

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Il GREC a Chioggia - condivisione e lavoro


Piergiorgio "Lolli" ("Barbalbero") Bighin



Venerdì 9 maggio a Chioggia si è tenuto il G.R.E.C. per i centri estivi.
Il G.R.E.C. è un luogo umano di paragone e confronto sulle questioni educative, in quest’occasione centrato sulle giornate dell’estate che vivremo insieme ai ragazzi nei vari centri ricreativi estivi.
A questa giornata sono stati invitati gli educatori che hanno preparato i centri estivi e che fanno parte di opere che formano l’associazione di promozione sociale nazionale Santa Caterina da Siena.
Per capirci, l’incontro si è tenuto a Chioggia presso i nostri amici di Opera Baldo, ed erano presenti: i ragazzi del CdS e della cooperativa Work & Service di Ferrara, gli amici del CdS di Faenza, quelli della coop. Parsifal di Palermo, noi della Cooperativa Capitani Coraggiosi, quelli del Consorzio Icaro di Foggia, la cooperativa Il Portico di San Donà del Piave, il CdS di Napoli e la cooperativa Umana Avventura.
Il nostro riferimento in questa intensa giornata è stato Enrico Tiozzo del Consorzio Sì di Ferrara. Enrico ci ha spiegato cosa significa per lui aver creato l’associazione “Santa Caterina”: un tentativo di condividere ciò che le opere vivono nel loro quotidiano.
La “Santa Caterina” vuole essere uno strumento che raccoglie tutto quello che ciascuno di noi e delle nostre opere ha fatto, quindi una fonte da cui tutti possono attingere per un aiuto. Mettendo a disposizione delle cose ci è data la possibilità di aprirci ad un rapporto, una condivisione tra persone.
Dopo l’introduzione di Enrico, Piergiorgio Bighin (per gli amici Lolli, e per i lettori di Common Ground “Barbalbero”) ci ha parlato dell’Opera Baldo di Chioggia: “… per la nostra storia è stato importante leggere la realtà, vedere cosa la realtà ci chiedeva. Siamo partiti nel 1999 con dei ragazzi che ci venivano segnalati come ragazzi in difficoltà e siamo arrivati ad aprire un ostello (la bellissima Domus Clugiae, che è stata la sede del nostro incontro, ndr). Perché l’ostello, l’ostello è una risposta alla realtà. È stato come consegnare un posto ad un popolo, l’ostello non a caso si trova in un quadrato di santità e educazione”.
L’Opera Baldo ha due sedi –ha proseguito Lolli-, una Chioggia e una a Sottomarina, altrimenti i ragazzi che stanno insieme con noi si sarebbero dispersi, anche questo è un segno del fatto che volevamo essere attenti alla realtà. Nell’ostello sono esposte due mostre e tutte e due sono un segno evidente della realtà. Una di queste mostre è la mostra di modellini navali, nata perché un anziano pescatore di Chioggia, Guglielmo, aveva la passione di costruire modellini di barche, con la pensione Guglielmo è stato un po’ossessionato dai suoi modellini che praticamente occupavano tutta la sua casa, era quindi necessario poter avere un posto dove mettere i suoi modellini e farsi che Guglielmo potesse, ogni volta che ne sentiva il desiderio, andare a controllare le piccole barche. La mostra a Chioggia ha avuto molto successo perché l’attenzione alle barche e al viaggio è molto importante per il nostro territorio. Un esempio sta anche nel nome della nostra opera che appunto si chiama Opera Baldo e che prende il suo nome da Carmen Baldo una signora che molto tempo fa trasportava sulla sua barca gli orfani della città e provvedeva ai loro bisogni….”. Piergiorgio Bighin continua poi dicendo “…la bellezza è proprio di essersi fidati di persone più anziane e di stare alle cose anche se ci sembrano faticose. Oggi noi di Opera Baldo non potremo più prescindere da questo ostello, perché ci dà visibilità e ci riporti a luoghi intrisi di memoria storica che sono fondamentale per la gente chioggiotta.
L’ostello inoltre ci è molto utile per l’inserimento lavorativo che facciamo con i ragazzi in difficoltà, ci dà la possibilità di mettere all’opera ognuno di loro nonostante la patologia, che diventa per noi una risorsa. Stando con questi ragazzi problematici ho capito che si lavora per uno, per chi ci sta di fronte, ed è così che dovrebbe essere lo sguardo dell’educatore. Il metodo vincente è pensare di dover lavorare per uno solo, l’agire per uno è l’esercizio per stare di fronte a tutti. In questo modo riesco a vedere negli occhi di chi mi sta davanti il mio stesso Destino. Solo così riusciamo ad incontrare l’Io che abbiamo davanti, grazie anche alle possibilità che abbiamo e che ci sono state donate da Dio. L’Opera Baldo si divide in due piccole opere, una educativa, la copperativa sociale di tipo A L’Approdo, e l’altra cooperativa di tipo B, Ego Labor che attraverso convenzione con i comuni compie lavori di piccola manutenzione come per esempio il montaggio di palchi e riparazioni idrauliche”.
Conclusa la presentazione di Opera Baldo siamo andati tutti insieme a pranzare. Il pranzo insieme è stata fortissimo, non solo perché abbiamo mangiato dell’ottimo pesce, ma anche perché è stata un’occasione per poter fare due chiacchiere con gli altri educatori con cui ormai sono diventata amica. Aveva quindi ragione Enrico quando diceva che la condivisione di strumenti e metodi mette in relazione persone, e da qui nascono nuove amicizie, amici che condividono con te il senso del lavoro e della vita. Che bello!
Dopo la pausa pranzo ci siamo rimessi a lavoro, e ogni opera ha presentato il metodo e il tema che ha usato per preparare i centri estivi.
I nostri amici di San Donà del Piave iniziano a lavorare sul centro estivo a novembre, hanno un piccolo gruppo di educatori che si occupa solo di quello, e questo ha permesso loro di creare strumenti come il Manuale dell’animatore, praticamente una sorta di libro dove sono scritti giochi attività ecc. Il tema che hanno scelto quest’anno è: I diritti dei bambini, spiegati attraverso alcuni cartoni animati.
Gli amici di Napoli non hanno nessun tema per il centro estivo, loro si trasferiranno con i loro ragazzi in una casa vicino al mare e portando avanti l’impostazione invernale dei centri educativi gestiranno i ragazzi come in una grande famiglia. Il metodo per loro è la vita stessa. Io direi: mitici!
Don Lino, il parroco di Sottomarina, presenterà ai suoi ragazzi un centro estivo intitolato: La calda estate del pestifero di Giovannino Guareschi. Secondo Don Lino, Guareschi nei suoi romanzi descrive un mondo moderno che uccide l’uomo ma che ha in sé valori che lo possono salvare. Il racconto nello specifico aiuta a sviluppare temi quali: la compagnia e il viaggio verso l’Infinito.
Anche Ferrara ha scelto Guareschi per i suoi centri estivi, il libro intitolato Don Camillo e il tema del centro estivo sarà: Solo qualcosa di infinito può bastare. Useranno uno strumento nuovo ovvero una scheda per spiegare i temi educativi ai genitori dei ragazzi che frequenteranno i centri estivi.
Faenza quest’anno farà i centri estivi sul libro Lo Hobbit di Tolkien, la cosa bella è che presenteranno i temi educativi travestiti dai personaggi del libro. Inoltre ci hanno spiegato che la proposta educativa che fanno i ragazzi è utile per loro prima di tutto.
A questa cosa ci siamo attaccati noi per spiegare come abbiamo organizzato i centri estivi. Noi della Capitani Coraggiosi siamo partiti da noi stessi, da quello che ci sta a cuore e che vogliamo trasmettere ai ragazzi. Consci del fatto che: “educa chi educa se stesso”, i nostri temi educativi sono stati pensati prima per noi educatori e poi di riflesso per i ragazzi dei centri estivi. È un metodo che abbiamo sperimentato già dall’anno scorso e che -perlomeno su di me- funziona e mi dà la possibilità di crescere e mettermi in discussione.
I nostri amici di Palermo e di Foggia per i temi dei loro centri estivi sono partiti da fatti accaduti nei centri educativi invernali. Partendo da una domanda posta dalla realtà sul bullismo e sulla mafia (intesa come mentalità). Palermo vuole spingere i ragazzi ad essere protagonisti nella vita, e lo farà organizzando incontri con persone che hanno preso in mano la propria vita. Come per esempio il signore che ha denunciato il pizzo o il calciatore Totò Schillaci che ha aperto in Sicilia una scuola di calcio.
Alla fine del pomeriggio di lavoro Enrico Tiozzo ci ha fatto notare come è importante condividere con gli altri il proprio lavoro non solo perché ti aiuta a rimetterti in discussione ma perché l’altro nel confronto diventa quel qualcosa in più per me.
Grazie a questo incontro abbiamo evidenziato ancora come va vissuto il lavoro e cioè come una risorsa per la nostra vita, abbiamo condiviso strumenti e metodi, e ci siamo ricordati di quanto è importante verificare il lavoro svolto e gli obbiettivi raggiunti.
Per quanto mi riguarda l’esito della giornata è stato positivo perché ho condiviso con i miei amici il mio lavoro. Mi ritengo una persona molto fortunata perché ho la possibilità di fare insieme agli altri cose che al di fuori di una compagnia coma la mia dovrei fare da sola, in questo modo non mi importata del lavoro che faccio, fosse anche pulire i bagni farlo così mi da la possibilità di crescere.
La cosa che mi preme di più dire è che io questa cosa l’ho imparata dai miei amici, ma ho potuto sperimentarla grazie all’Incontro fatto con una compagnia di amici e con Gesù Cristo.
Senza questo tutto quello scritto sopra è nulla.

Daniela Alesiani

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