lunedì 12 maggio 2008

// // Leave a Comment

UN ANNO DAL FAMILY DAY E L’AVVIO DELLA NUOVA LEGISLATURA

Da L'Avvenire di oggi, di Domenico Delle Foglie, presidente del Comitato del Family Day

È tutto fuorché una cartolina sbiadita, il ricordo di quel dodici maggio dello scorso anno a Piazza San Giovanni. Era il giorno tanto atteso del Family Day. L’evento di popolo che ha stoppato il tentativo di introdurre in Italia un’ambigua e artificiosa legislazione sulle unioni civili (anche omosessuali), ha evitato la nascita dei 'Dico' che avrebbe sancito la nozione di 'famiglie' (al plurale), ha evitato l’offuscamento del ruolo e della fisionomia della famiglia così come ce l’hanno consegnata l’antropologia e la tradizione civile occidentale. Un giorno di festa della famiglia, che visse dell’apporto decisivo di un numero straordinario di nuclei familiari, giunti a Roma da ogni angolo del nostro Paese, per non perdersi un appuntamento importante e per ricordare, ad una comunità nazionale frastornata, che di famiglia ce n’è fondamentalmente una: quella formata da un uomo e da una donna e aperta all’accoglienza dei figli. Nulla di più semplice, si dirà, visto che il Family Day è entrato prepotentemente nell’immaginario collettivo. Eppure basta scorrere i quotidiani degli ultimi giorni per verificare come i tentativi di negare questa realtà solare siano ancora tenacemente sostenuti da una parte della pubblicistica italiana, sempre più vicina alla cultura del desiderio e quanto mai disattenta dinanzi a tutto ciò che si iscrive nell’orizzonte della naturalità, o se volete, della normalità. L’esempio più recente sono le cifre, assolutamente gonfiate, lanciate dal principale quotidiano italiano, sui figli che vivrebbero all’interno di nuclei omosessuali. E ad aggravare le cose, ecco rimettersi in moto i radicali. Mai domi, hanno convocato proprio per il 12 maggio, una conferenza sull’'Amore civile'. Vorrebbero riprendere la loro battaglia, esattamente dal punto in cui avevano subito un durissimo scacco, riproponendo tutto il loro armamentario, a cominciare dalle unioni di fatto e omosessuali, per procedere con il divorzio breve e via via degradando. Il tutto con l’obiettivo finale di lanciare un 'tavolo per la riforma globale del diritto di famiglia'.
Eppure, sembrava chiaro a tutti, dopo il 12 maggio del 2007, con quella piazza multicolore in cui i bambini la facevano da padroni, che non ci fossero dubbi sulla stima che i cittadini italiani nutrono nei confronti della famiglia, per il suo ruolo insostituibile nella coesione e nello sviluppo del Paese. Un messaggio così forte e interiorizzato, da vedere i partiti in corsa alle recenti elezioni politiche, fare a gara nello sciorinare proposte a favore della famiglia. Dal quoziente familiare del Popolo della libertà alle deduzioni fiscali dell’Unione di centro, per finire con la dote fiscale per ogni bimbo del Partito democratico, è stato tutto un susseguirsi di promesse, che hanno inciso, non poco, sull’esito elettorale. In sostanza le forze politiche più avvedute hanno capito molto bene il messaggio del Family Day e la sua scelta innovativa. Da piazza San Giovanni, infatti, non si levarono urla di protesta, né furono lanciati avvertimenti al Palazzo. Si volle, piuttosto, dare voce ad un mondo che credeva, e crede, nel valore della famiglia. E lo fece con pacatezza, con la misura nelle parole, ma con l’eloquenza dei gesti. Sul palco c’erano i bambini, i clown e l’orchestra. Ma da lì veniva anche il racconto, attraverso le parole dei leader del mondo cattolico, di un’Italia operosa e positiva che chiedeva alle classi dirigenti di avviare politiche per la famiglia 'audaci e durature'. Almeno quel messaggio, al di là dei tentativi maldestri del sistema dei media di ridurre l’evento ad una guerriglia politica, sembra essere andato a segno. In quest’ottica non ci resta che aspettare, prudentemente, i gesti che il nuovo Parlamento e il governo appena insediatosi vorranno mettere in campo, per rispondere alle attese di quel popolo. Al mondo cattolico, protagonista di una giornata indimenticabile, nella quale seppe interpretare il 'senso comune' di un Paese che stima e ama la famiglia (atteggiamento puntualmente confermato nei giorni scorsi da un’indagine del Censis), il compito di non indietreggiare. Di proseguire coerentemente nella difesa e nell’affermazione di un’antropologia che ha nella famiglia uno dei suoi cardini principali. Con serietà e serenità. Senza collateralismi ma anche senza pregiudizi.
Con capacità di discernimento e di proposta. Per amore della famiglia, per amore del Paese.

0 commenti: