domenica 21 giugno 2009

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Rapporto Ocse-scuola: spesa ingente ma risultati scarsi

Da Avvenire

Un Rapporto che diventa terreno di scontro politico. Il documento Ocse sulla scuola italiana offre al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini la possibilità di attaccare a testa bassa sindacati e minoranza in parlamento. «L'Ocse auspica un'azione riformista e suggerisce provvedimenti urgenti che noi abbiamo adottato sin dal nostro insediamento un anno fa. Molte delle osservazioni poste dai sindacati e dall'opposizione vengono smentite clamorosamente da questa indagine».La replica della minoranza non si fa attendere: «Affermare che l'OCSE abbia promosso le scelte di questo Governo è del tutto falso» rimarca PinaPicierno, responsabile Legalità del Pd.

IL RAPPORTO IN DETTAGLIO
Dai risultati degli studenti alla situazione degli insegnanti, dai costi elevati al contenimento della spesa, dall'autonomia di gestione alle scuole con risultati scadenti. Ecco la sintesi del documento Ocse sulla scuola italiana, presentato oggi dal ministro Gelmini.

SCARSI RISULTATI SCOLASTICI: I risultati medi degli studenti italiani sono tra i più scarsi nell'area Ocse: per esempio, i nostri studenti di 15 anni sono indietro di due terzi di anno scolastico nelle scienze rispetto alla media europea e di 2 anni rispetto ai migliori, i finlandesi. Soltanto la metà della popolazione italiana ha completato l'istruzione secondaria superiore (contro i 2/3 della popolazione nell'area Ocse).

COSTI ELEVATI E POCHI INCENTIVI: Le scuole italiane spendono per ciascun studente molto di più degli altri paesi Ocse ma i rendimenti in termini di istruzione sono più scarsi. Questo, rileva il ministero, accade perchè esistono tante classi poco numerose e tante ore d'insegnamento. Gli studi dimostrano che i 2 elementi incidono sul miglioramento dei risultati in maniera minima: mancano incentivi alle scuole per il miglior uso e ottimizzazione delle risorse disponibili; il costo più elevato dell'istruzione italiana è ampiamente dovuto al rapporto insegnante per studente, che è del 50% più alto (9,6 insegnanti ogni 100 studenti in Italia, rispetto a 6,5 insegnanti nell'area Ocse); la quota di spesa in conto capitale riflette una mancanza di investimento in edifici e infrastrutture, particolarmente scarse nel sud del Paese.

GLI INSEGNANTI ITALIANI: la motivazione principale per accedere alla professione sembra essere soltanto l'elevata sicurezza del posto di lavoro. Sono gli insegnanti a scegliere le scuole, non le scuole a scegliere gli insegnanti come avviene nel resto d'Europa; in Italia l'avanzamento di carriera avviene solo per anzianità; circa la metà degli insegnanti si sposta da una scuola all'altra ogni anno.

MANCANZA DI VALUTAZIONE GENERALE: Valutazioni a livello nazionale vengono condotte a campione; solo per la scuola secondaria di primo grado esiste una prova nazionale standard; a differenza di quasi tutti i Paesi Ocse, gli allievi sono per lo più valutati dai propri insegnanti. Occorre quindi introdurre una valutazione esterna. Per l'esame finale di istruzione secondaria superiore i candidati non sono valutati da una commissione completamente esterna e non ci sono prove esterne.

LE INDICAZIONI DELL'OCSE: Interagire anche direttamente con gli istituti scolastici e gli insegnanti per promuovere i principi della riforma; assumere un approccio integrato che tenga conto dei vari livelli di governance come previsto dalla struttura del federalismo fiscale; coinvolgere tutti gli attori del sistema scuola nel processo di riforma; incentivi. L'Ocse raccomanda anche «di specificare standard chiari di risultati e successi e offrire migliori test, monitoraggio e linee guida per la conformità a livello nazionale». Inoltre, spiega che «è preferibile legare gli aumenti di stipendi a buone prestazioni, piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti gli insegnanti incondizionatamente». Altro elemento Ocse è l'introduzione di meccanismi a livello nazionale di valutazione per migliorare la qualità dell'insegnamento.

PER IL CONTENIMENTO DELLA SPESA: Aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all'interno dell'istituto scolastico e raggruppando gli istituti piccoli; la riduzione delle ore di insegnamento deve essere limitata alle materie non obbligatorie ed evitare le ore relative alle discipline delle aree matematico-scientifico-tecnologiche, soprattutto negli istituti di istruzione e formazione professionale; reinvestire i risparmi ottenuti in politiche volte a migliorare i risultati.

VALUTAZIONE PERIODICA DEGLI INSEGNANTI: attraverso i risultati delle valutazioni esterne delle scuole, il giudizio del dirigente scolastico e possibilmente attraverso l'attività dell'ispettorato regionale o nazionale. Premiare gli insegnanti più meritevoli attraverso incrementi di salario e avanzamento di carriera, offrire formazione obbligatoria per gli insegnanti non efficaci e infine licenziare i casi estremi.

MAGGIORE AUTONOMIA DI GESTIONE: ai dirigenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo di carriera degli insegnanti (condizionale per responsabilizzare le scuole). Migliorare i risultati nelle scuole efficienti dal punto di vista economico ma con basse prestazioni:

ISTITUTI CON RISULTATI SCADENTI: Si dovrebbero accordare sovvenzioni condizionate sulla base di un piano di ristrutturazione sostanziale delle scuole con risultati peggiori, implicando per esempio la nomina di un nuovo dirigente scolastico e la definizione di una serie di obiettivi dei mezzi per raggiungerli; ricorrere alla loro chiusura definitiva e gli allievi dovrebbero essere trasferiti in altri istituti quando continuano ripetutamente a produrre situazioni di insuccesso scolastico per gli allievi, anche dopo l'adozione di varie azioni correttive.

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