venerdì 20 marzo 2009

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Uno dei nostri insegnanti parla...

Oggi cari amici voglio prendere spunto dal mio caro amico Padre Livio Fanzaga
e dalla sua rassegna stampa mattutina di giovedì 26 febbraio 2009.
Durante la trasmissione pone una domanda: “qual è il contrario della parola PAZIENZA?”
Mbè, tra me e me subito ho pensato: impazienza, insofferenza, nervosismo.
Il conduttore invece dà una risposta completamente diversa: “il contrario della parola PAZIENZA è PIGRIZIA.
Complimenti, penso io, che c’entra? Perché questa associazione?
Ecco, il Nostro ci spiega che spesso il nostro nervosismo, la nostra insofferenza nei confronti degli altri è dovuta proprio alla nostra pigrizia, al nostro non volerci piegare o fermare di fronte a ciò che ci accade, per cui mostriamo l’insofferenza di chi non vuole che gli vengano rotte le … uova nel paniere.
Il Nostro Padre Livio invece ci ricorda che spesso (ed io per me aggiungo sempre!) Dio nei nostri confronti è paziente, pronto a ripartire da capo con noi senza preoccuparsi di tutte le nostre malefatte.
Pazienza deriva dal verbo latino patior che vuol dire soffrire, e difatti se uno vuole avere pazienza un po’ soffre perché deve fermarsi ed attendere la persona che gli è vicino.
Se penso alla mia giovane esperienza di insegnante vedo che la mia insofferenza nei confronti dei miei cari alunni è proprio frutto della mia pigrizia (ma come? fai tante cose: esperimenti, lezioni, ripassi, spiegazioni, etc…) perché in fondo corro sempre il rischio di pensare che siano loro che si devono adeguare a me e non che io mi adegui a loro. E’ chiaro che ciò non vuol dire che devo abbassare il tiro ma, come diceva il servo di Dio Francesco Antonio Marcucci: “Chi insegna, conviene che tenti mille strade, dia mille stimoli, usi mille termini, pensi mille mezzi, e con una chiara e varia comunicativa si adatti, sproni, ripeta e adoperi ogni maniera in modo che anche i sassi ne ricevano buona impressione”.

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