Se passano i tagli previsti dal governo molte scuole non statali chiuderanno.
L’8 marzo 2007 il direttore generale del ministero della Pubblica istruzione diramava una circolare in cui invitava l’amministrazione a versare le risorse finanziarie alle scuole paritarie. Risorse che, scriveva l’allora dg, considerate le inadempienze precedenti, erano dovute «in misura maggiorata». La circolare Dutto non era nient’altro che un documento attuativo del decreto del 29 dicembre 2006 di Tommaso Padoa-Schioppa, ministro di un governo ideologicamente ostile alla scuola non statale, ma rispettoso delle leggi vigenti. Nel nostro caso, la legge n° 62 del 10 marzo 2000, approvata dal governo D’Alema, che riconosce le scuole paritarie come parte integrante del sistema pubblico dell’istruzione italiana. Domanda: possibile che sia proprio il governo Berlusconi a mettere in discussione quella legge? Purtroppo è quello che accadrà se Mariastella Gelmini non riuscirà a ottenere da Giulio Tremonti uno stralcio al provvedimento che taglia di circa un quarto i contributi alle scuole paritarie. Si tratta, solo per il 2009, di una riduzione di oltre 130 milioni di euro. Ma una misura nascosta nelle pieghe della Finanziaria parla chiaro: gli stanziamenti per le paritarie caleranno per tutto l’arco del prossimo triennio, fino ad attestarsi, nel 2011, alla somma di 312 milioni euro contro i 535 dell’anno in corso. Domanda: vi pare sensato strangolare il sistema delle scuole paritarie che riceve briciole di risorse, ma che alleggerisce lo Stato di una spesa pari a sei miliardi di euro annui (basta moltiplicare 6 mila euro, che è quanto costa mediamente allo Stato un alunno della scuola statale, per il milione di studenti che frequenterebbero anch’essi le scuole statali se non fossero iscritti alle paritarie)? Vi pare normale che la parità scolastistica rischi di cadere vittima del “fuoco amico”?
L’8 marzo 2007 il direttore generale del ministero della Pubblica istruzione diramava una circolare in cui invitava l’amministrazione a versare le risorse finanziarie alle scuole paritarie. Risorse che, scriveva l’allora dg, considerate le inadempienze precedenti, erano dovute «in misura maggiorata». La circolare Dutto non era nient’altro che un documento attuativo del decreto del 29 dicembre 2006 di Tommaso Padoa-Schioppa, ministro di un governo ideologicamente ostile alla scuola non statale, ma rispettoso delle leggi vigenti. Nel nostro caso, la legge n° 62 del 10 marzo 2000, approvata dal governo D’Alema, che riconosce le scuole paritarie come parte integrante del sistema pubblico dell’istruzione italiana. Domanda: possibile che sia proprio il governo Berlusconi a mettere in discussione quella legge? Purtroppo è quello che accadrà se Mariastella Gelmini non riuscirà a ottenere da Giulio Tremonti uno stralcio al provvedimento che taglia di circa un quarto i contributi alle scuole paritarie. Si tratta, solo per il 2009, di una riduzione di oltre 130 milioni di euro. Ma una misura nascosta nelle pieghe della Finanziaria parla chiaro: gli stanziamenti per le paritarie caleranno per tutto l’arco del prossimo triennio, fino ad attestarsi, nel 2011, alla somma di 312 milioni euro contro i 535 dell’anno in corso. Domanda: vi pare sensato strangolare il sistema delle scuole paritarie che riceve briciole di risorse, ma che alleggerisce lo Stato di una spesa pari a sei miliardi di euro annui (basta moltiplicare 6 mila euro, che è quanto costa mediamente allo Stato un alunno della scuola statale, per il milione di studenti che frequenterebbero anch’essi le scuole statali se non fossero iscritti alle paritarie)? Vi pare normale che la parità scolastistica rischi di cadere vittima del “fuoco amico”?
Da Tempi, 29 Ottobre 2008
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