Roccella: «rischio bicchiere» per un minorenne su cinque
DA Avvenire di oggi 21 Ottobre 2008
di Pino Ciociola
Scorre meno alcol di prima, nel nostro Paese, ma fa molti più danni: così al governo sta venendo qualche idea (alcune nuove, altre recuperando vecchie proposte) per cominciare a ridurre le conseguenze dell’alzare troppo il gomito. «In Italia ci sono nove milioni di individui d’età superiore agli 11 anni che consumano alcol secondo modalità a rischio», avvisa subito Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare (con delega alla Sanità e alle Politiche sociali), aprendo ieri la prima “Conferenza nazionale sull’alcol”, che chiude oggi. Com’è noto, ancora, tra gli 11 e i 15 anni un ragazzo su cinque è consumatore a rischio di alcol. E “beve” il 19,5 per cento dei minorenni.
«Preoccupazione». Se dunque la quantità media di alcol consumato annualmente a testa «è di 7,5/8 litri, contro gli 11,5 di trent’anni fa» (poco rispetto agli altri Paesi europei, ma più dei 6 litri raccomandati dall’Oms) – come spiega Car la Collicelli, vicedirettore della Fondazione Censis – però «destano preoccupazione sociale soprattutto gli incidenti e le morti sulle strade nei weekend, spesso correlati al l’abuso di alcol e sostanze da parte dei giovani». Tanto più – usando di nuovo parole e cifre della Roccella – che «su cento individui a rischio di sesso maschile, sette sono minorenni» e che «tra le donne proprio le minorenni sono quelle che presentano comportamenti più a rischio». Morale consequenziale e drammatica? «I dati che riguardano le nuove generazioni suscitano un vero allarme».
Niente vendita ai minori. I ragazzi tra 16 e 18 anni hanno del resto accesso libero e incondizionato all’acquisto di alcol e magari si spiega anche così l’esplosione tra i giovanissimi a rischio (740mila tra 11 e 17 anni). Mentre a chi ha meno di 16 il divieto previ sto è la somministrazione. Quindi – ha precisato il sottosegretario – «va colmato il vuoto legislativo che c’è nel nostro paese sul divieto di vendita, e non solo di somministrazione, degli alcolici ai minori». E ancora: «Bisogna riprendere in mano il provvedimento, troppo in fretta abbandonato, che limita l’offerta di alcolici nelle discoteche, e considerare di estenderlo anche ad altri locali ».
Rafforzare controlli e sanzioni. Dunque fra le idee governative (su proposta della Consulta nazionale alcol) c’è l’innalzamento dell’età per somministrazione e vendita ai diciotto anni, ma insieme rafforzando an che i controlli e l’applicazione delle san zioni a carico degli esercenti che ignorino la norma.
Meno alcol per guidare. La strada resta capitolo dolorosissimo. Perciò si vuole anche abbassare l’alcolemia consentita alla guida e «con misure differenziali per i guidatori principianti, più giovani e quindi più inesperti », sottolinea la Consulta. Modificando l’attuale divieto di vendita dei superalcolici sulle autostrade nelle ore notturne e sosti tuendolo «con un divieto di vendita di tutte le bevande alcoliche».
«Più collaborazione da chi vende». Bisogna infine «chiedere ai produttori e agli esercenti più di collaborazione e responsabilità – dice la Roccella – che se a breve termine può essere costoso, sul lungo periodo si risolverà in un vantaggio di immagine » e «comunque in un vantaggio per la comunità per i costi umani e sociali da pagare».
In Francia s’interviene. Annotazione da registrare Oltralpe. Domani il governo francese presenterà una serie di misure per combattere la diffusione dell’alcol fra i minorenni, compresa quella di vietar loro totalmente la vendita di bibite alcoliche: risultato, questo, della tendenza in aumento fra i giovani di sbronzarsi (specie nel fine settimana) e soprattutto dell’aumento del 50 per cento tra il 2002 e il 2007 dei ricoveri di ragaz zi sotto i 15 anni per coma etilico.
Le «culture bagnate». Anche il quadro italiano impone una certa fretta. Cresce fra i giovani – registra Carla Collicelli – «una tolleranza diffusa nei confronti di alcuni eccessi saltuari, tipici delle “culture bagnate” del Nord Europa», con la necessità di «rafforzare fattori protezione vecchi e nuovi», di «diffondere una sana cultura dell’alimentazione e del buon bere» e «sviluppare una prevenzione primaria sistemica» .
“L’edonismo calcolato”. Ancora la Roccella: «Un recente studio americano afferma che troppi giovani ricercano intenzionalmente l’ubriacatura come una forma di edonismo calcolato, perciò propongono terminologia, “ubriacatura estrema”, per definire il fenomeno del consumo eccessivo di alcol fra i giovani».
In Italia nove milioni di soggetti sopra gli 11 anni sono consumatori secondo modalità a rischio. Le ragazze risultano più esposte
DA Avvenire di oggi 21 Ottobre 2008
di Pino Ciociola
Scorre meno alcol di prima, nel nostro Paese, ma fa molti più danni: così al governo sta venendo qualche idea (alcune nuove, altre recuperando vecchie proposte) per cominciare a ridurre le conseguenze dell’alzare troppo il gomito. «In Italia ci sono nove milioni di individui d’età superiore agli 11 anni che consumano alcol secondo modalità a rischio», avvisa subito Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare (con delega alla Sanità e alle Politiche sociali), aprendo ieri la prima “Conferenza nazionale sull’alcol”, che chiude oggi. Com’è noto, ancora, tra gli 11 e i 15 anni un ragazzo su cinque è consumatore a rischio di alcol. E “beve” il 19,5 per cento dei minorenni.
«Preoccupazione». Se dunque la quantità media di alcol consumato annualmente a testa «è di 7,5/8 litri, contro gli 11,5 di trent’anni fa» (poco rispetto agli altri Paesi europei, ma più dei 6 litri raccomandati dall’Oms) – come spiega Car la Collicelli, vicedirettore della Fondazione Censis – però «destano preoccupazione sociale soprattutto gli incidenti e le morti sulle strade nei weekend, spesso correlati al l’abuso di alcol e sostanze da parte dei giovani». Tanto più – usando di nuovo parole e cifre della Roccella – che «su cento individui a rischio di sesso maschile, sette sono minorenni» e che «tra le donne proprio le minorenni sono quelle che presentano comportamenti più a rischio». Morale consequenziale e drammatica? «I dati che riguardano le nuove generazioni suscitano un vero allarme».
Niente vendita ai minori. I ragazzi tra 16 e 18 anni hanno del resto accesso libero e incondizionato all’acquisto di alcol e magari si spiega anche così l’esplosione tra i giovanissimi a rischio (740mila tra 11 e 17 anni). Mentre a chi ha meno di 16 il divieto previ sto è la somministrazione. Quindi – ha precisato il sottosegretario – «va colmato il vuoto legislativo che c’è nel nostro paese sul divieto di vendita, e non solo di somministrazione, degli alcolici ai minori». E ancora: «Bisogna riprendere in mano il provvedimento, troppo in fretta abbandonato, che limita l’offerta di alcolici nelle discoteche, e considerare di estenderlo anche ad altri locali ».
Rafforzare controlli e sanzioni. Dunque fra le idee governative (su proposta della Consulta nazionale alcol) c’è l’innalzamento dell’età per somministrazione e vendita ai diciotto anni, ma insieme rafforzando an che i controlli e l’applicazione delle san zioni a carico degli esercenti che ignorino la norma.
Meno alcol per guidare. La strada resta capitolo dolorosissimo. Perciò si vuole anche abbassare l’alcolemia consentita alla guida e «con misure differenziali per i guidatori principianti, più giovani e quindi più inesperti », sottolinea la Consulta. Modificando l’attuale divieto di vendita dei superalcolici sulle autostrade nelle ore notturne e sosti tuendolo «con un divieto di vendita di tutte le bevande alcoliche».
«Più collaborazione da chi vende». Bisogna infine «chiedere ai produttori e agli esercenti più di collaborazione e responsabilità – dice la Roccella – che se a breve termine può essere costoso, sul lungo periodo si risolverà in un vantaggio di immagine » e «comunque in un vantaggio per la comunità per i costi umani e sociali da pagare».
In Francia s’interviene. Annotazione da registrare Oltralpe. Domani il governo francese presenterà una serie di misure per combattere la diffusione dell’alcol fra i minorenni, compresa quella di vietar loro totalmente la vendita di bibite alcoliche: risultato, questo, della tendenza in aumento fra i giovani di sbronzarsi (specie nel fine settimana) e soprattutto dell’aumento del 50 per cento tra il 2002 e il 2007 dei ricoveri di ragaz zi sotto i 15 anni per coma etilico.
Le «culture bagnate». Anche il quadro italiano impone una certa fretta. Cresce fra i giovani – registra Carla Collicelli – «una tolleranza diffusa nei confronti di alcuni eccessi saltuari, tipici delle “culture bagnate” del Nord Europa», con la necessità di «rafforzare fattori protezione vecchi e nuovi», di «diffondere una sana cultura dell’alimentazione e del buon bere» e «sviluppare una prevenzione primaria sistemica» .
“L’edonismo calcolato”. Ancora la Roccella: «Un recente studio americano afferma che troppi giovani ricercano intenzionalmente l’ubriacatura come una forma di edonismo calcolato, perciò propongono terminologia, “ubriacatura estrema”, per definire il fenomeno del consumo eccessivo di alcol fra i giovani».
In Italia nove milioni di soggetti sopra gli 11 anni sono consumatori secondo modalità a rischio. Le ragazze risultano più esposte
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