martedì 8 aprile 2008

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Cento Canti ad Ancona

Mercoledì 2 Aprile, presso un istituto scolastico di Ancona, si è tenuto un incontro su Dante Alighieri. Ne hanno parlato due grandi amici, Paolo Valentini e Stefano Nembrini, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’associazione CENTO CANTI, che ha l’audacia e il cuore di portare la poesia di Dante tra la gente, nelle piazze e nelle strade…. il motivo per la quale è nata.

Riportiamo il racconto di alcune persone del doposcuola della Cooperativa Capitani Coraggiosi che vi hanno partecipato.


Sentir parlare di un’opera così grande ed impegnativa in modo così semplice, è stato emozionante. Forse sarà la maturità, l’esperienza della vita che fanno leggere le cose con un’ottica diversa.

Idealizzare l’amore è possibile solo se rimane tale perché la routine del convivere fa venire a galla tutti i nostri difetti e i limiti della nostra natura umana. Non per questo, tutti i grandi poeti che hanno cantato l’amore e tratto ispirazione da una donna, sono quelli che non sono mai stati corrisposti e quindi non hanno mai reso reale questo sentimento; così è stato per Dante con Beatrice, per Leopardi con Silvia, per Petrarca con Laura e tanti altri che non ricordo. Dante ha continuato ad amare Beatrice di un amore così immenso e puro perché non l’ha mai avuta.

Il dolore per la sua morte è stato così grande che non si è mai rassegnato alla sua perdita e per questo ha continuato a farla vivere nella sua poesia rendendola immortale. Lei è stata la sua musa, la sua guida, la sua salvezza perché grazie a lei è riuscito a vincere la sua miseria umana. Ma lui ha fatto una cosa ancora più grande, ha sconfitto l’oblio che la morte porta con sè. Si dice che una persona continua a vivere finchè qualcuno la ricorda e Beatrice vivrà per sempre.

E’ proprio vero che l’amore muove il mondo, che per amore facciamo qualsiasi cosa, che l’amore è vita, speranza e grazia; se tutti noi riuscissimo a riempirci il cuore dell’amore di Dio potremmo fare cose meravigliose.

Mi ha colpito pure il passo in cui si parla di Virgilio, quando Dante dice: “… e poi che la sua mano e la mia puose con lieto volto, anch’io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose…”. Questo dimostra l’importanza che nella nostra vita può avere un incontro speciale, l’incontro della persona che ci guida, che ci conduce lungo il cammino per prepararci ad affrontare la vita. Anche noi siamo come genitori e che come educatori un po’ come Virgilio.

Il nostro compito è accompagnare i nostri figli, i nostri ragazzi, preparandoli con gli strumenti adatti, a farli continuare nel loro cammino fin quando anche loro diventeranno il Virgilio di qualcun altro.

(Morena, educatrice)

A volte studiare la Divina Commedia può essere alquanto tedioso e insignificante per i ragazzi. Parafrasare verso per verso un insieme di parole che sembrano non avere senso, cercare di capire la mentalità di un uomo vissuto centinaia di anni prima di noi non è proprio il sogno di ogni ragazzo.

Per riuscire a scavare a fondo questa opera (ci hanno consigliato Stefano e Paolo), occorre attualizzarla, immedesimandosi con il protagonista; allora sì che riusciremmo a capire il significato più nascosto ed enigmatico di ogni parola.

Dante fu un poeta del ’200 che da sempre ha affascinato l’uomo con i suoi discorsi velati di mistero, con i suoi ragionamenti un po’contorti, ma anche se è vissuto in un’epoca medioevale sembra che capisca i miei pensieri e che condivida le mie sensazioni.

Tutta la vita di Dante è stata accompagnata dal pensiero costante e bellissimo di una giovane ragazza, Beatrice. Nell’opera “Vita Nova”, ci ha spiegato Paolo, il poeta racconta proprio il loro primo incontro a nove anni. Vide quasi come un’apparizione lei, ”la gloriosa donna della mia mente”, vestita con un abito carminio; lei così piccola ma che da subito ha suscitato amore in lui, anch’esso bambino.

Da quel giorno l’immagine di Beatrice è sempre rimasta davanti agli occhi di Dante.

Certo, può sembrare strano: come ci si può innamorare di una persona senza averci mai parlato, senza neanche conoscerla?

Io penso che nel profondo, il cuore umano prende direzioni strane: Dante ha inciso nella sua mente il nome di Beatrice e non lo lascerà più, è un ricordo indelebile…

Ma a soli 25 anni la ragazza muore per una malattia e il poeta cade nella disperazione; la morte non può vincere il suo amore, lui non crede di averla persa, lui vuole in qualche modo vederla, vedere lei, la donna della sua vita che se n’è andata così, con un soffio di vento (…)

Ed ad un certo punto Dante, quando si è quasi è rassegnato e ha gettato tutto, decide di intraprendere un viaggio che lo condurrà verso di lei; così inizia il primo canto dell’Inferno. Egli trentacinquenne si trova di fronte ad un periodo difficile della sua vita: la selva oscura. La scomparsa della ragazza è stato un problema; il termine problema deriva dal greco e significa mettersi davanti. La morte infatti si pone di fronte alla vita di Dante senza che apparentemente ci sia una via d’uscita, intrappolandolo come in un labirinto (…)

Dopo tanti ostacoli riesce a raggiungerla nel Paradiso Terrestre; Dante descrive Beatrice nel momento in cui sorge il sole, attimo pieno di selvaggio fascino. Lei compare come un miraggio. Compare Beatrice, con il vestitino rosso del primo incontro, di in una bellezza inspiegabile. Davanti a lei, benchè siano passati tanti anni dalla sua morte, Dante sente, con la stessa intensità di un tempo, la forza dell’amore (…)

Ma Beatrice lo richiama: il suo atteggiamento è fiero e le sue parole severe provocano nel poeta un penoso senso di vergogna e di abbattimento, dal quale sembra riscuotersi allorché gli angeli intervengono in suo aiuto. Beatrice afferma che il peccato più grande di Dante è stato quello di abbandonare la speranza dopo la sua morte, lasciando che la sua giovinezza si perdesse dietro cose banali e che scorresse via come acqua di fiume.

Manuela (4° ginnasio)

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